La Cattedrale di Parma rappresenta un bellissimo esempio di architettura romanica. In questo post vi sveleremo simbologie e miti tramite video interattivi in 3D!
La Cattedrale di Parma conserva ancora intatta sia la tipica facciata a capanna, che ritroviamo anche nelle chiese di altre città del settentrione d’Italia come Piacenza e Cremona, sia nell’impianto interno, che, a parte successivi interventi rinascimentali, è ancora quello originale dell’XI secolo.
L’origine della Cattedrale di Parma può in realtà essere fatta risalire al IV-V secolo d.C., quando è attestata l’esistenza di una prima basilica paleocristiana situata al di fuori delle mura romane della città, dove attualmente si trova il sagrato dell’odierna Cattedrale.
Intorno all’anno 860, la Chiesa viene edificata dal Vescovo-Conte Guibodo, a non molta distanza dalla prima chiesa paleocristiana, su parte dell’area attualmente occupata dal Seminario Maggiore. La chiesa venne dedicata a Santa Maria Vergine madre di Dio e nell’890 viene nominata Domus, origine dell’attuale termine Duomo. Dopo la sua distruzione, a causa di un terribile incendio, la chiesa viene ricostruita nel 1074 da Guibodo sulla Piazza Vecchia, ora Piazza Duomo. Da qui nasce l’odierna Cattedrale, visibile ancor oggi.
La facciata, realizzata in blocchi di pietra squadrati, è inconfondibile per la presenza di tre logge, disposte su livelli differenti, costituite da trifore e da monofore. Ciò che più risalta è la presenza di una grande monofora con arco a tutto sesto, che dà luce all’interno, e il piccolo protiro, cioè un piccolo portico che protegge e copre l’ingresso delle chiese romaniche.
Infine, sul fianco della facciata svetta il campanile voluto dal Vescovo Obizzo Sanvitale alla fine del XIII secolo. E’ alto circa 65 metri e porta sulla sua cima una copia dell’Angelo d’oro, una statua realizzata in rame dorato alta più di un metro, il cui originale è conservato nel Museo diocesano.
Tre elementi della facciata meritano un discorso a parte, due dei quali ben noti e che non passano certamente inosservati, e un terzo che, invece, è spesso poco considerato. A fianco del portale centrale si trovano i due splendidi leoni stilofori, realizzati in marmo bianco e in marmo rosa da Giambono Bissone, autore anche del protiro. Sull’architrave della porta centrale, sormontato da un fregio con centauri e vari tipi di animali, si legge infatti la scritta che, tradotta in italiano, dice: “Nel 1281 furono fatti i leoni per opera del maestro Giambono di Bissone, al tempo dei fratelli Guido, Nicola, Bernardino e Benvenuto della Fabbriceria”.
Lo stiloforo è un termine architettonico derivante dal greco e che significa “portatore di stilo”, cioè portatore di colonna. Dal punto di vista strutturale, infatti, le due statue sorreggono due colonne corinzie su cui poggia il protiro. La loro funzione va però ben oltre quella meramente architetonica e il motivo della loro presenza va innanzitutto ricercata nel simbolismo di età medievale.
Il leone è un indiscusso simbolo di forza e per questo posto molto spesso all’ingresso delle chiese per rappresentare la forza che sta a guardia dello spazio sacro. Il leone in base ai bestiari medievali è anche simbolo di Cristo per svariati motivi: Cristo è chiamato “il leone della tribù di Giuda”, Il leone è accanto al trono evocante la presenza di Cristo nel libro dell’Apocalisse e, nell’iconografia medievale, è anche simbolo della giustizia di Dio.
Inoltre, il leone è maestoso davanti, ma col pelo liscio nella parte dietro: nell’iconografia medievale la testa e la parte anteriore del leone corrispondono alla natura divina del Cristo, mentre la parte posteriore, essendo sicuramente più attaccabile e più debole, alla sua natura umana.
I leoni stilofori sono di solito in coppia e con qualcosa sotto le zampe (un uomo, un altro felino, un serpente, un mostro). Il leone di sinistra (guardando la facciata) con le zampe anteriori schiaccia un serpente, che a sua volta gli morde una zampa: il serpente rappresenta l’incarnazione del peccato terreno e la composizione raffigura pertanto la vittoria della Fede sul male.
Il leone di destra, invece, tiene tra le zampe un bovino, probabilmente riferito in questo caso ai falsi idoli.
Ecco quindi che i leoni stilofori, che hanno il compito di sorvegliare quello che è un elemento di “passaggio”, stringono fra le loro grinfie i falsi idoli ed il male che non hanno il permesso di varcare la soglia della Cattedrale.
Infine, vale la pena di soffermarsi su un terzo elemento della facciata, molto spesso tarscurato, certamente poco appariscente, ma che rappresenta un tassello della storia di Parma. Sulla destra del portale cenrale si trova una lastra marmorea decorata: si tratta della lastra tombale del matematico Biagio Pelacani, scolpita nel 1416.
Pelacani Biagio, detto Biagio da Parma, nasce a Costamezzana, vicino Parma, presumibilmente intorno alla metà del XIV secolo. Filosofo e matematico, Pelacani è anche un famoso astrologo, molto stimato da signori e sovrani del suo tempo come, ad esempio, i principi Carraresi di Padova. Insegna filosofia in varie città dell’Italia settentrionale, quali Piacenza, Bologna, Pavia e Padova. A partire dal 1412 è rettore dell’Università di Parma, dove muore nel 1416.
Come e perché la sua lastra tombale sia stata inglombata in una posizione così importante, cioè a fianco dell’ingresso principale della Cattedrale, resta per ora un mistero.