“Fede ed identità” reportage fotografico di Ilaria Ghidini si interroga sull’importanza dei centri religiosi. Spazi vitali dove mantenere integra e viva l’identità. Un reportage fotografico per raccontare ancora una volta, Parma.
Siamo davvero ancora un paese cattolico? Certo numericamente si, ma dal punto di vista del sentimento religioso? Il fenomeno migratorio, e l’integrazione che dovrebbe esserci di pari passo, portano alla crescita nelle nostre città di centri religiosi diversi da quelli cattolici, a volte più presenti e sentiti di quelli tradizionali.
Questi, infatti, non sono soltanto un luogo di preghiera, ma uno spazio in cui la comunità si ritrova e in cui può mantenere viva o riscoprire (per gli emigrati di seconda generazione) i propri usi e costumi; senza scordare l’importanza, per alcuni di questi centri, del dialogo che cercano di instaurare con la società e la città in cui vivono ora. Un dialogo che a volte può essere assai difficile, a causa di pregiudizi e futili paure, ma che non può non esserci.
Questi spazi sono ricavati spesso in vecchi capannoni, o in centri culturali, o anche in case private. L’importante resta, infatti, potersi incontrare e pregare insieme, condividere un cammino religioso, ma anche di migrante in un paese diverso dal proprio; per questo assieme ai riti religiosi vengono spesso organizzati corsi di lingua in italiano, o della propria lingua madre, feste culturali e ricorrenze del proprio paese.
Questi spazi diventano insomma vitali per le comunità dei migranti, non solo per il proprio sentimento religioso, ma anche perché permettono di mantenere viva la propria identità
Le foto del reportage cercano di raccontare la storia di questi spazi:
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