Buongiorno, vi abbiamo già scritto di Bike Food Stories. Percorso cicloturistico Parma- Expo 2015 in bicicletta in quattro giorni! Bike Food Stories è un’ avventura nata da un’idea di Davide, giovane ragazzo laureato in scienze gastronomiche per scoprire il territorio tramite deliziose soste, incontrando i produttori locali, i luoghi storici e scoprendone i segreti del posto… in bicicletta e ad impatto zero. In questi giorni di pedalate in campagna, fra vedute mozzafiato e degustazioni non sono mancate naturalmente i soggiorni in agriturismi e cene in trattorie tipiche. Tutto questo grazie alla collaborazione di Fiab di Parma (Federazione Italiana Amici della Bicicletta).

Ecco  le foto ed un piccolo aggiornamento di Bike Food StoriesParma Expo 2015 in bicicletta. Partenza Sabato 30 Maggio da Parma ed arrivo Martedì 2 Giugno ad Expo 2015…

Bike Food Stories 1° GIORNO Sabato 30 maggio- Diari di bordo di Davide…

Partiti dalla stazione dei treni di Parma, imbocchiamo subito la pista ciclabile di Baganzola per poi spostarci sulla ciclopista del Taro. Giunti a San Secondo ci fermiamo alla pasticceria Lady, per una pausa caffè. Bar premiato con i 3 chicchi e le tre tazze dalla Guida dei Bar del Gambero Rosso: il massimo per questa categoria. Il loro cavallo di battaglia è il panettone classico prodotto (oltre agli ingredienti tradizionali, uova, burro, zucchero, latte e lievito madre) con l’aggiunta di due prodotti particolari: il mandarino di Ciaculli e l’uva di Pantelleria.

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Subito dopo ci spostiamo di 100 m e raggiungiamo in via roma il signor Gianni Nauva. Da quattro anni ha abbandonato il suo vecchio lavoro ed ora assieme a sua moglie gestiscono un piccolo punto vendita.

La loro accoglienza è calda, sincera e inaspettata: allestiscono un piccolo tavolo nella piazza principale del paese, con sullo sfondo la Rocca dei Rossi, dove ci presentano i loro migliori prodotti.

In questa seconda tappa abbiamo degustato la Spalla Cotta affettata a mano, la Spalla Cruda di 22 mesi con l’osso e il Culatello di Zibello Dop di 20 mesi. Il tutto innaffiato con una fresca bottiglia di Fortana della cantina Bergamaschi: l’accompagnamento tradizionale per i salumi tipici della Bassa.

Tutto questo avveniva mentre Gianni ci spiegava la sua filosofia di lavoro: andare alla ricerca di prodotti naturali, di qualità, selezionandoli direttamente dal suo fornitore.

Lo salutiamo dandoci appuntamento alla tradizionale sagra della Fortanina e della Spalla Cotta di fine agosto.

Dal centro di San Secondo ci spostiamo nella frazione di Copezzato, verso l’argine sinistro del Taro. Qui incontriamo Giancarlo Parizzi dove, con i suoi figli, ha impiantato due anni fa, un allevamento di lumache su 12.000 mq di terreno per un totale di 16 recinti per la riproduzione delle lumache e 24 per l’ingrassamento. Non utilizzano prodotti chimici per far crescere le chiocciole ma i loro pasti sono composti da ortaggi come radicchio, carote, bietole e anche girasole e colza.

L’elicicoltura può sembrare facile e banale ma ci vuole molta passione e studio per capire come affrontare i numerosi problemi che possono sorgere: l’attacco di predatori come talpe, topi e storni; le temperature estreme che possono ucciderle e l’elevata mortalità che colpisce questo animale invertebrato.

La trasformazione avviene in un apposito laboratorio che le possono trasformare in ragù, in umido o in patè e conservati in barattoli di vetro. La loro morte è con del soffritto di aglio e del prezzemolo e serviti con della polenta o purè di patate.

Proseguiamo il viaggio lungo le piatte, silenziose e isolate strade tipiche della campagna parmense sempre accompagnati dal lento scorrere dei canali.

A metà pomeriggio arriviamo sul Po, a Polesine Parmense, e raggiungiamo, dopo una pausa all’ombra della vegetazione rivierasca, l’affascinante Antica Corte Pallavicina che nasconde nella sua cantina del ‘300, uno dei più grandi tesori della gastronomia parmense: i Culatelli di Zibello Dop appesi alle pareti e al soffitto creando un luogo unico ed esclusivo.

L’Antica Corte Pallavicina è gestita dallo chef stellato Massimo Spigaroli innamorato della sua terra che dedica tutto il suo tempo e le sue energie per valorizzarlo e promuoverlo in tutto il mondo.

Dopo la visita alle cantine, ci offrono tre “cestini della merenda” con all’interno i loro prodotti migliori da degustare sulla riva del Po. Apriamo i cestini e vi troviamo dentro una focaccia con il Culatello di Zibello Dop, delle fette di pane con salame di maiale nero, delle scaglie di Parmigiano Reggiano, della frutta fresca di stagione e una fetta di sbrisolona.

Una merenda con prodotti di altissima qualità, non convenzionale che ci ha aiutati ad affrontare gli ultimi chilometri e che sicuramente ci ricorderemo per diverso tempo.

Da Polesine abbiamo attraversato il ponte sul Po di Ragazzola (uno dei punti più brutti e pericolosi del percorso) per poi svoltare sulla pista ciclabile “Golena del Po” che ci porta direttamente alle porte di Cremona.

Dopo 85 km e poco più di 5 ore di pedalare (senza contare le soste) arriviamo all’Ostello l’Archetto dove abbiamo passato la notte per recuperare le energie e affrontare la seconda tappa.

 

Bike Food Stories 2° GIORNO Domenica 31 maggio. Diari di bordo di Davide…

La mattinata del secondo giorno è stata dedicata alla visita del centro storico di Cremona: la sua piazza con il duomo il Battistero, il palazzo comunale e la Loggia dei Militi, i suoi piccoli borghi animati e vissuti dai cremonesi fin dalle prime ore della mattinata. Per finire con le botteghe dei liutai che richiamano nella provincia lombarda centinaia di amanti degli strumenti ad arco e di Antonio Stradivari. La prima tappa gastronomica è stata la bottega “Formaggi d’Italia”: gastronomia aperta quarant’anni fa dove, oltre a una piccola gamma di prodotti industriali (“ormai la gente richiede sempre più spesso prodotti a basso prezzo, puntando al ribasso), ci sono ovviamente i piatti tipici preparati da loro come il cotecchino cotto di Cremona, le lumache in umido o con gli spinaci, i marubini (pasta ripiena con brasato di manzo, vitello e maiale) e una vasta proposta di tortelli ripieni con zucca o ricotta e spinaci.

Non potevano mancare la selezione dei 5 formaggi Dop che si possono produrre nella provincia cremonese: il Grana Padano, il Gorgonzola, il Provolone (dolce e piccante), il taleggio e il salva cremasco da accompagnare magari con due tre fettine di salame cremonese, leggermente agliato.

Per finire ci hanno mostrato la loro selezione di mostarda di Luccini, Dondi, Vergani e Fieschi (meno dolce e più piccante, solo per veri intenditori). La titolare poi ci mostra con grande orgoglio le fotografie conservate con i numerosi personaggi famosi che hanno varcato la porta della loro bottega: Ugo Tognazzi, Michele Placido, Paolo Ferrari, Salvatore Accardo e Enzo Iacchetti. La cucina cremonese è una cucina molto legata alla sua tradizione contadina che da il meglio di se sicuramente nei mesi autunnali e invernali. Spostandoci di pochi metri raggiungiamo il negozio sperlari, la bottega storica che dal 1836 regala gioie ai bambini e ai più grandi. Inizialmente nato come punto vendita della Sperlari, prima che si trasferisse fuori dal centro storico, oggi accoglie i numerosi turisti che vogliono portarsi a casa un dolce pensiero. Il loro motto: “Dolci, vini, di cuore e di classe” sintetizza perfettamente la tipologia dei loro prodotti esposti sugli scaffali originali dell’epoca come tutti gli arredi, con alle pareti appesi i manifesti e le latte in esposizione risalenti al XIX secolo.

Numerosi vini italiani e stranieri rinomati in tutto il mondo, vini fortificati e whisky ma anche caramelle, torroni e dolci prodotti dalla Sperlari. Un piccolo paradiso. Ci accoglie un’anziana signora responsabile del negozio che mostra tutto l’orgoglio di lavorareo da molti anni in un negozio così importante. Usciti ti dal negozio ci facciamo incuriosire da un gruppetto di persone che si trovano nella piazza che stanno applaudendo un podista. Scopriamo che oggi Lucio Zava (ultramaratoneta cremonese) per festeggiare i suoi cinquant’anni, salira e scenderà per cinquanta volte il Torrazzo (alto 111m per un totale di cinquecentodue gradini). Questa gara personale aveva come obiettivo quello di raccogliere fondi da devolvere metà all’associazione ABIO che aiuta i bambini a superare il trauma della permanenza in ospedale e l’altra metà a un giovane cremonese trasferitosi in India, dove collabora in un piccolo orfanotrofio. Chiunque poteva partecipare a questa gara, salendo anche una volta per le scale: l’importante era sostenere Zava e soprattutto raccogliere il maggior numero di soldi.

Prima di salire sul Torrazzo

Decidiamo di effettuare un “piccolo riscaldamento” prima di risalire sulle nostre biciclette e, ognuno di noi, in base alle proprie condizioni fisiche, ha raggiunto la cima del Torrazzo per poi ridiscendere, dando il proprio contirbuto alla raccolta  fondi.

Luca Zava

Dalla cima del Torrazzo si vede bene il confine ancora ben visibile tra la campagna e la città, dove ancora si coltiva la terra e dove iniziano le case. Sempre dal Torrazzo si riesce a notare il lento scorrere del Po, distante pochi chilometri dal centro. Prima di partire ci raggiunge un nostro amico della provincia di Bergamo, Francesco Trapattoni, che percorrerà con noi il tratto che va da Cremona a Lodi. Lasciando Cremona prendiamo una stradina che passa accanto al canale Milano-Cremona-Po lungo 13 km. Il nome non è veritiero: non si è mai riusciti a fare un collegamento idroviario tra Cremona e il suo capoluogo di regione e il canale si ferma a Pizzighettone. Almeno i pescatori hanno trovato un luogo tranquillo dove pescare. A Pizzighettone, città murata, ci fermiamo alla Trattoria del Guado che si affaccia sull’Adda. I loro piatti forti sono senza ombra di dubbio i tortelli con lo storione, lo storione alla griglia e il pesciolini di fiume con le rane fritti. Dopo pranzo prendiamo la pista ciclabile del Parco dell’Adda Sud, una stradina sterrata che passa in mezzo ai campi di mais e alle grandi cascine lodigiane per poi trasformarsi in una bellissima pista ciclabile asfaltata e ben conservata immersa nel verde della vegetazione, lontanta dal traffico automobilistico che passa tra lo storico canale Muzza e i numerosi corsi d’acqua che scorrono nella fertile pianura. La pista ciclabile ci porta direttamente alle porte di Lodi e dopo aver salutato Francesco alla stazione dei treni, ringraziandolo per la bellissima compagnia, percorriamo gli ultimi chilometri per raggiungere a Pieve Fissiraga l’agriturismo Pezzolo, di recente apertura che ci ospita nelle sue stanze eleganti ma allo stesso tempo rustiche in mezzo alla campagna. Oggi abbiamo superato la metà del percorso pedalando per altri 75 km.

3° GIORNO lunedì 1 giugno

Lasciamo l’agriturismo verso le 9 del mattino e ci spostiamo in direzione di San Colombano al Lambro percorrendo strade a basso traffico e stradine di campagna scanalate dal passaggio dei trattori. Sullo sfondo i campi di mais iniziano a lasciar spazio anche ai primi campi di riso che ci accompagneranno fino a Milano.

A San Colombano al Lambro ci spostiamo alla cantina Gruppo Vignaioli.

L’azienda nasce alla fine degli anni ’70 da un gruppo di agricoltori e universitari che decidono di recuperare diversi appezzamenti andati incolti e come filosofia decidono di mantenere la linea tradizionale: lavorare senza aggiunta di sostanze di sintesi sia nei campi che in cantina, con un occhio di riguardo alla qualità. Nel 1990 ottengono la certificazione Biologica quando ancora la gente era diffidente a questo tipo di sistema. La raccolta dell’uva avviene a mano per poter selezionare i migliori grtappoli e inoltre non vengono aggiunti ieviti selezionati per avviare la fermentazione: vengono sfruttati solamente quelli presenti autoctonamente sulla buccia dell’uva. Alla fine ci preparano dei piattini con la raspadura (sottilissime sfoglie di Tipico Lodigiano giovane, raschiate con un particolare coltello) e dei salumi per accompagnare la degustazione del bianco Verdea IGT(vitigno autoctono della zona) e del rosso San Colombano DOC ( ottenuto da Croatina, Barbera e Uva Rara).

Luigi, uno dei proprietari è riuscito a trasmetterci la passione che lo spinge a cercare sempre di offrire un prodotto di elevata qualità. Alla fine della degustazione ci consiglia la strada che ci porta in cima alla collina e da dove pedaliamo circondati da due ali di vigneti.

Nel lodigiano sono stati investiti parecchi soldi nella mobilità ciclistica e alternando le strade secondarie con le piste ciclabili si riesce sempre a pedalare in sicurezza e tranquillità.

Nel primo pomeriggio arriviamo a Caselle Lurani per visitare l’unico caseificio a produrre il Pannerone, Presidio slow food.

Stanza di stagionatura del Panerrone al Caseificio Carena

Il caseificio Carena è nato nel 1924 ed è gestito dai nipoti dei primi fondatori. Ogni giorno lavorano fino a 50q di latte (soprattutto d’inverno), un latte ad altissima qualità proveniente da stalle che devono rispettare rigorosamente gli standard igienici. Infatti non ci possono essere contaminazioni dato che per produrre il Pannerone il latte non subisce alcun processo di risanamento termico (es. la pastorizzazione). Il pomeriggio quando arriva il latte, viene subito lavorato. Una volta rotta la cagliata, viene estratto e fatto sgocciolare in panni filtranti, passato nello stampo e succesivamente rotto nuovamente a mano. Il giorno successivo viene lasciato nella stanza di stufatura per una settimana a 32°-34°C dove avviene una fermentazione alcolica che forma l’occhiatura particolare che lo contraddistingue.

Questo formaggio ha inoltre caratteristiche: è senza sale ed è uno dei pochi formaggi che lascia un retrogusto di amaro che, se mangiato così come è, può dar fastidione, ma se abbinato a delle marmellate, mostarde o nel risotto con le pere può far gioire le nostre papille gustative. Il caseificio produce inoltre un’ampia gamma di formaggi come il taleggio, formaggio a pasta filata, formaggio italico, la crescenza e il mascarpone.

Lasciamo la provincia di Lodi dove abbiamo fatto delle bellissime scoperte enogastronomiche e ci spostiamo a San Giuliano Milanese per conoscere la Cascina Santa Brera, nata nel 2001. Dopo aver bonificato il terreno utilizzando erba medica e girasole, coltivano frumento certificato biologico e verdura nei loro orti. Una parte di questi orti sono stati “adottati” dai milanesi che possono andare a raccogliere i prodotti curati dai dipendenti dell’azienda.

Interessante il lavoro di recupero di una razza bovina: la razza varzese. Questa razza, di taglia piccola e che produce poco latte ma particolarmente adatta all’allevamento brado, è stata abbandonata dai contadini che avevano bisogno di razze molto produttive. Possiedono dei pollai mobili, tipo di allevamento unico in Italia. Questa gestione permette di ottenere diversi vantaggi: uova buonissime e sane per l’apporto nutrizionale della clorofilla, galline felici e in buona salute, un prato concimato e non rovinato dal razzolamento eccessivo, come accade con i pollai fissi.

L’obiettivo principale di questa azienda è quello di riportare i terreni e l’ambiente a un equilibrio il più possibile ricco di sostanza organica e di elementi che favoriscano la biodiversità, nel rispetto delle risorse naturali anche per l’insediamento umano.

Lasciamo la cascina e ci spostiamo a ovest, verso Basiglio. Ormai si sente la vicinanza alla città: le strade sono molto più trafficate e pedalare non è più tranquillo come durante la mattinata. Dopo aver attraversato Milano 3, arriviamo all’agriturismo Le Risaie, gestito da un agricoltore che coltiva…riso.

Altri 85 km sono stati aggiunti a quelli sommati i giorni precedenti. Ormai Milano è a uno schiocco di dita.

Cantina Gruppo Vignaioli, degustazione di Verdea IGP e San Colombano Dop, biologici con raspadura e salumi tipici lodigiani

4° Giorno Davide arriva con il gruppo di cicloturisti ad Expo 2015!

Finalmente arrivati ad Expo! Più di 250km alla scoperta dei prodotti tipici tra Parma e Milano. Ora il viaggio di ritorno in treno!!!

Prima di arrivarci però abbiamo percorso altri 33 km, pedalando lungo la pista ciclabile che costeggia lo storico canale Pavese, attraversando porta Ticinese e facendo una sosta in piazza del Duomo per la foto di rito.

Ed Expo? Il mio consiglio è quello di visitarlo ma ricordandosi sempre che il tema dell’esposizione è “Nutrire il pianeta” e provare a vedere quanti e quali padiglioni hanno provato a rispondere a questa domanda.

Per saperne di più sulle prossime tappe di Bike Food Stories potete contattare Davide al seguente numero +39 349 7838492

Bike Food Stories è fortemente consigliato da ParmaMorethanFood per vivere il territorio come non avete mai fatto prima d’ora!